“Le sette sorelle”, ultimamente capita poco di sentire questa definizione che il giornalismo italiano aveva appiccicato ad un ristretto gruppo di squadre della Massima Serie nostrana.

-Riavvolgi nastro….-
Correva l’anno 2000, quello del campionato nuovo millennio, dei primi 100 anni della storia biancoceleste e del Millennium bug.
Ve lo ricordate?
Mai sentita cialtroneria simile, ma nel passaggio da un millennio all’altro, forse qualche cialtroneria poteva pure starci.
Erano gli anni 2000, gli anni nei quali il calcio aveva aperto ai grandi investimenti, gli anni in cui il nostro campionato era invidiato in tutto il mondo.
Tutti i calciatori, anche i Ronaldo e Messi dell’epoca, avrebbero voluto giocare in Italia.
Lo scudetto era una roba equilibrata, una competizione a sette, le famose “sette sorelle”, con questa denominazione passò agli annali.
C’era la Juventus degli Agnelli, il Milan di Berlusconi, l’Inter di Moratti, la Fiorentina di Cecchi Gori, la Lazio di Cragnotti, la Roma di Sensi e il Parma di Tanzi.
Correva l’anno 2000, “Golden Age” per la serie A. 
Gli ingaggi diventavano faraonici, i top player pascolavano nel nostro campionato. 
LE SETTE SORELLE
Juventus, Milan, Inter, Parma, Lazio, Roma e Fiorentina.
Più che sorelle, Parma e Fiorentina erano “sorellastre”, appiccicate lì in un gruppo di elette. Tanto per essere incluse nell’albero genealogico, qualcuno oggi le chiamerebbe “congiunte”.
Juventus, Inter e Milan, rappresentavano il trittico del potere, “Lo strapotere del Nord”, economico prima che calcistico, pronte a spartirsi la torta . Poi c’erano i “cugini mai voluti”, Roma e Lazio, esponenti privilegiate del potere “miracoloso” del Giubileo. Eh sì, c’era pure il Giubileo nell’anno dello Scudetto biancoceleste!
Erano insomma i tempi delle Sette Sorelle. Era l’epoca in cui il campionato italiano era il più ambito al mondo e pure in Europa le nostre squadre dominavano.
Erano tutte sedute, le sette sorelle, al tavolo da poker coi potenti del pallone vincendo qualche mano importante.
La Serie A raggiunse infatti il suo livello più alto proprio grazie a questo folto gruppo di squadre formate dai più grandi calciatori dell’epoca.
Sorelle attaccate alla gonnella del Tricolore che combattevano in Italia e facevano parlare in Europa. 
Riempivano le prime pagine dei giornali a suon di colpi di calciomercato.
Agnelli, Berlusconi, Moratti, Cecchi Gori, Cragnotti, Sensi e Tanzi.…un’epoca inarrivabile. 
Il periodo che celebrò le “sette sorelle” va dal 1995 al 2001.
Poi ci furono numerosi crolli e rovine.
Il fallimento della Fiorentina, la crisi di Cecchi Gori, gli arresti di Tanzi e Cragnotti, l’indebitamento di Sensi. 
Quelle meravigliose creature persero tutto il fasto di intere città. 
Ora di quelle sette “figone” è rimasto poco, anche se qualcuno vorrebbe farci credere il contrario e prova a ripercorrere la strada delle vecchie glorie.
Sono cambiati i padroni e tra loro non citeremmo più il Parma.
In questo momento la serie A non è il campionato più ricco del mondo, ma è bello lo stesso.
Oggi mi sentivo romantica, sarà che oggi cade l’anniversario dello Scudetto biancoceleste 2000, quello che pure i “nati dopo” la Banda Maestrelli hanno potuto vedere.

Lo Scudetto di un’intera generazione di laziali che è pure la mia.

C’erano una volta le sette sorelle.

Tutte lottavano a pari merito per il titolo nazionale, nessuna partiva sfavorita al contrario di adesso quando, si decide già prima della sosta di Natale, con la Juventus irraggiungibile per tutte le altre.

Quest’anno una delle sorelle è tornata da lontano, la Lazio ed è andata a rompere le uova nel paniere alla Vecchia Signora.
Quest’anno non è l’esempio perfetto della solitudine dei numeri primi.
Con la mancanza del calcio la nostalgia cresce, da anni la Serie A è territorio bianconero, ma 20 anni fa il campionato italiano era considerato da tutti il più bello del mondo. 
Il merito era delle “sette sorelle”.

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